Il borgo di Nemi, situato nell’area dei Castelli Romani, si trova a 526 m s.l.m..
Insignito a partire dal 2008 della Bandiera Arancione dal Touring Club Italiano, la sua intera superficie è inserita all’interno del Parco Regionale dei Castelli Romani.
Anticamente, il territorio nemorense apparteneva alla città latina di Aricia e la fitta vegetazione forestale che lo ricopriva interamente era considerata sacra e posta sotto la protezione di Diana, arcaica dea dei boschi.
Il santuario a lei dedicato, che sorgeva sulle rive del lago, divenne il più importante luogo di riunione della lega latina fino alla sua distruzione, avvenuta nel 338 a.C.
Nel I secolo d.C., l’imperatore Caligola realizzò, sulla riva settentrionale del bacino lacustre, due imbarcazioni di circa 70m x 20m. La prima ricopriva il ruolo di dimora galleggiante dello stesso imperatore, liberamente ispirata alla thalamegos egizia.La seconda, invece,era un vero e proprio tempio dedicato alla dea Iside. In seguito, le navi vennero affondate per via delladamnatio memoriae, una pena riservata ai traditori e ai nemici del senato e consistente nella cancellazione di qualsiasi traccia storica riguardante un determinato individuo.
Le due imbarcazioni, tuttavia, furono recuperate tra il 1928 ed il 1932 da Mussolini, che realizzò un Museo per ospitarle: il Museo delle Navi Romane di Nemi.
La struttura, tuttora visitabile, ha subito un incendio la notte del 31 maggio 1944, che ha provocato la distruzione dei natanti.
In epoca medievale, intorno al lago di Nemi, si addensò una florida comunità agricola, la cosiddetta Massa Nemus, che produceva essenzialmente frutta e vino e che sarà poi assegnata dall’Imperatore Costantino alla Basilica di San Giovanni Battista ad Albano, per accrescerne il potere.
Intorno al IX secolo venne edificato il castello (il Castrum Nemoris) e Nemi ricadde sotto il potere dei Conti di Tuscolo.
All’incirca nel 1090, subentrarono i Frangipane, ma già nel 1153 papa Anastasio IV concesse il castello ai monaci cistercensi dell’Abbazia delle Tre Fontane, sulla via Laurentina. Sotto il loro governo prese forma il borgo attuale e Nemi visse un periodo tranquillo, anche grazie alla sua posizione che la rendeva inattaccabile da tre lati.
All’inizio del XV secolo, Nemi venne concessa da papa Bonifacio IX a Tebaldo Annibaldi, per ringraziarlo dei servizi resi nella crociata contro i Caetani e i Colonna.
Nel 1412 Riccardo Annibaldi lo restituì per un breve periodo ai monaci cistercensi.
Nel 1428 il territorio venne acquisito dalla famiglia Colonna.
Nel 1479 i Colonna vendettero, a scopo di garanzia, i feudi di Nemi e Genzano di Roma al cardinale Guillaume d’Estouteville, il quale li trasmise nel 1483 ai propri figli naturali Agostino e Girolamo, avuti da Girolama Tosti.
Nel 1501 Papa Alessandro VI, con il breve apostolico CoelestisAltitudine Potentia, concesse ai nipoti Giovanni e Rodrigo Borgia una serie di feudi che comprendevano anche Nemi. Questi feudi, però, vennero amministrati dal Cardinale Arcivescovo di Cosenza Francesco Borgia a causa della minore età di Giovanni e Rodrigo.
Alla morte del Papa, il feudo tornò sotto il controllo della famiglia Colonna, ma poco dopo si succedettero i Cesarini (1550), i Piccolomini (1560), i Cenci (1563), i Frangipane (1572), i Braschi (1782) ed infine gli Orsini (1860).
Con l’Unità d’Italia, Nemi divenne Comune, anche se il castello e le proprietà ad esso attigue vennero acquisite dai Ruspoli che, oltre a ristrutturare l’antico edificio, si occuparono di lavori interni al tessuto urbano del borgo.
Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento Nemi è stato, grazie al panorama pittoresco ealla presenza del lago, un’importante tappa del Grand Tour, attirando illustri visitatori quali Barthold Georg Nieburg, Charles Gounod, Charles Didier, Massimo D’Azeglio e James Frazer.